- 28 Settembre 2021
- Posted by: Twissen
- Categoria: Politiche & fondi

Twissen ha intervistato Fabio Carbone andando ad analizzare l’interconnessione tra Pace e Turismo.
Clicca qui per leggere la prima parte dell’intervista.
Quale è la percezione/condizione del turista? E quale quella dell’operatore turistico?
Il turista potrebbe essere ambasciatore del suo paese di provenienza nell’ambito del dialogo interculturale attraverso il turismo. Tuttavia non mi pare che questo avvenga, anche laddove le pratiche turistiche si etichettano come sostenibili o responsabili. Molto marketing, poca responsabilità. Per questo prima facevo cenno all’importanza del ruolo dell’educazione: che il turismo sia un fenomeno socio culturale, bisogna che ce lo insegnino! Quello che ci è stato insegnato fino ad ora è che il turismo é pura diversione, cosicché in vacanza ci comportiamo di conseguenza. Quanti di noi, in vacanza, hanno mai pensato di spegnere lo smartphone, per esempio, per poter abbandonarsi al lusso di perdersi – e già, potersi perdere oggi è un lusso! – ed essere così nella condizione di dipendere autenticamente dal contatto con le persone del luogo, con tutto ciò che questo comporta. Solo questo già cambierebbe la percezione e l’esperienza del viaggio. Lo stesso vale per gli operatori del settore: è ovvio che se studiano turismo in una facoltà di economia, nella maggior parte dei casi useranno aggettivi quali “sostenibile”, “responsabile”, più per ragioni di marketing che altro. Ma anche in questo caso, non c’è da fargliene una colpa: siamo noi che dobbiamo fare di tutto affinché un modello totalmente nuovo prevalga, nelle università, nella mente degli attori locali e in quella di quanti sono impegnati nel settore turistico.
Che riflessi economici ha il fenomeno “turismo attraverso la pace”?
Appunto! eheheh!!! Come vede, l’economicismo ci pervade, e il metro che si usa per valutare se qualcosa valga o meno, è l’aspetto economico. Ma va bene, anche questo fa parte della nostra vita quindi è giusto anche (anche, non esclusivamente) dar risposta a questo quesito. Uno dei maggiori vantaggi economici che questo approccio potrebbe garantire è quello della fidelizzazione dei visitatori, data proprio dal fatto che il fattore umano è al centro dell’esperienza turistica quindi legami autentici si creano. La fidelizzazione è uno dei risultati più ambiti da qualsiasi impresa! Ma anche in questo caso bisogna guardare oltre, out of the box – come dicono quelli bravi! – e chiedersi: ma il paradigma attuale è quello giusto? Prima ho citato l’overtourism a Venezia. Ora, è chiaro che risolvendo il problema dell’overtourism, Venezia tornerebbe ad essere un luogo vivibile (per i veneziani, soprattutto, ancor prima che per i turisti!). Ma anche le entrate turistiche si ridurrebbero drasticamente, dovendo trovare alternative sostenibili. E’ necessario fare delle scelte, e personalmente credo che la dipendenza economica dal turismo sia il modello sbagliato.
Quali sono le principali sfide?
Nelle risposte precedenti di sfide ne esistono già tante: dall’educazione all’approccio alla gestione dei beni culturali; dalla diplomazia culturale alla revisione dei piani di studio nelle università. Solo per citarne alcune. Impossibile? Non credo. Difficile? Sicuramente: c’è da rivedere diversi status quo! Ci stiamo lavorando!!! Mi piace pensare che se siamo riusciti a portare i turisti fin nello spazio, riusciremo anche a riportarli indietro sulla Terra per costruire insieme un mondo migliore.